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mercoledì 29 agosto 2012

Le Piramidi di Tenerife


Nella località di Guimar, sulla costa orientale dell’isola di Tenerife, durante gli Anni Ottanta, vennero alla luce nel corso di uno scavo alcune costruzioni piramidali, in seguito studiate e rese note grazie al celebre studioso e navigatore Thor Heyerdal.
Inizialmente gli archeologi e le autorità attaccarono pesantemente un giornale locale che aveva pubblicato un articolo nel quale si riportava la scoperta di misteriose piramidi a gradoni nell’isola di Tenerife, monumenti che si riteneva fossero stati costruiti da agricoltori che ammassavano sui confini dei loro campi le pietre trovate scavando dei solchi, una pratica antica nelle Isole Canarie
Ma l’etnografo norvegese Thor Heyerdahl non fu della stessa opinione. Avendo eseguito un’ampia ricerca sulle piramidi di Túcume in Perù, fu subito incuriosito dalle foto del sito e volle visitarlo personalmente; si rese così conto che non si trattava né di terrazze e neanche di casuali mucchi di pietre ammassati dagli spagnoli, come alcuni avevano affermato. Si trattava di un’accurata costruzione di piramidi a gradoni realizzate sulla base degli stessi principi di quelle del Messico, Perù e dell’antica Mesopotamia, oggi ospitate nel Parco etnografico delle Pirámides de Güímar.
Oltre alle sei piramidi a gradoni, il parco etnografico ospita anche il museo di Casa Chacona (museo di Casa Chacona), nel quale è possibile ammirare una riproduzione a grandezza naturale della barca del Dott. Heyerdahls, maschere indigene e immagini in ceramica.
Si tratta in pratica di sei piramidi composte ognuna da cinque gradoni di forma rettangolare, stranamente somiglianti a quelle realizzate dagli Aztechi e dai Maya.
All’inizio furono in molti a sostenere che si trattava soltanto di mucchi di pietre accatastate dai coloni spagnoli; Heyerdal, grazie ad un infaticabile lavoro e a numerosi studi, riuscì invece a dimostrare che non si trattava di ammassi casuali; le piramidi poggiavano infatti su un suolo precedentemente livellato, ed erano costituite da pietre di origine vulcanica che, non essendo disponibili nelle vicinanze, erano state trasportate apposta da lontano per quel preciso scopo. Le pietre recavano inoltre segni di lavorazione, soprattutto negli angoli, e le costruzioni erano state orientate astronomicamente, presentano infatti una scalinata sul lato occidentale, salendo sulla quale è possibile seguire il sole nascente al solstizio d’inverno.

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Il mistero dei Guanci


I Guanci sono uno dei popoli più misteriosi che abbiano mai abitato le Isole Canarie, una civiltà che ha lasciato ben poche tracce poiché venne quasi decimata dagli Spagnoli durante l’invasione dell’arcipelago, intorno al XV Secolo.
Alti, biondi, con gli occhi azzurri, questo popolo ha da sempre affascinato gli antropologi, soprattutto in ragione del fatto che tali caratteristiche fisiche sono del tutto anomale, una vera rarità locale.
L’Enciclopedia Britannica parla dei Guanci attribuendogli una discendenza diretta dagli antichi Cro-Magnon, ma esistono anche evidenti legami con i Berberi del vicino Marocco, mentre altri ricercatori avanzano l’ipotesi che potrebbe trattarsi di una popolazione legata ai Celti dell’Europa occidentale.
Un mistero ancora oggi insoluto in una regione che di certo non è povera di enigmi, basti pensare alle sue connessioni con il mitico regno di Atlantide e con il Giardino delle Esperidi, due storie rispetto alle quali daremo maggiori particolari più avanti.
Ritorniamo quindi ai Guanci e ai loro molteplici misteri.
Interessante notare come le loro caratteristiche differiscano da isola ad isola: biondi, dalla carnagione chiara e dagli occhi azzurri ad occidente; scuri, dalla pelle di color bluastro ad oriente, mentre il tipo aborigeno, quello che predomina nelle isole orientali, si presenta con occhi castani, di bassa statura e di carnagione notevolmente più scura rispetto a qualsiasi altro spagnolo peninsulare. Altro fatto inspiegabile riguarda le loro manifestazioni, quasi primitive, nelle quali si inserivano espressioni culturali di altissima levatura, così come rimane ancora oggi senza spiegazione il fatto che la loro religione presentasse diversi paralleli sia con quelle mediterranee che con quelle dell'America pre-colombiana, quest’ultima molto più vicina al mondo dei Guanci visto che le famose Piramidi di Tenerife appaiono molto simili a quelle degli Aztechi e dei Maya. I Guanci, inoltre, credevano alla vita nell'aldilà, praticavano la mummificazione dei corpi e proprio in questa occasione usavano un procedimento del tutto diverso da quello egizio e ancora oggi del tutto sconosciuto.
Attraverso l’uso di sostanze vegetali e altre procedure non ancora scoperte, riuscivano a ridurre le salme, dopo l'operazione, al peso di 3-3,5 chilogrammi. Altro enigma riguarda poi la scrittura, della quale abbiamo alcune testimonianze rintracciabili nei segni scoperti sulle rocce di Las Palmas e Hierro; entrambe le incisioni costituiscono ancora un enigma per la scienza.
Uno dei tanti anelli mancanti alla catena dell’evoluzione?
Forse è troppo presto per dirlo, ma di certo la civiltà dei Guanci lascia intravedere ben più vasti orizzonti, orizzonti che si allargano nel tempo e che assumono un nome carico di fascino e fitto mistero: Atlantide.

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Un viaggio nel mistero


"...dalla prefazione di CANARIE: UN VIAGGIO NEL MISTERO..."

In un momento così particolarmente delicato, nel quale il futuro non soltanto si tinge di nero ma, sempre più spesso, si nasconde all’orizzonte dei nostri sguardi, il fatto stesso di impegnarsi a capire diventa un valore aggiunto del quale si sente un estremo bisogno. Per quanto cultura e conoscenza vengano ormai relegati nei più oscuri meandri di un sistema caratterizzato dall’informazione stile “mordi e fuggi”, ampiamente di parte e non così libera come molti ancora si ostinano a farci credere, è necessario rimboccarsi le maniche e ricominciare da zero, e non soltanto da un punto di vista sociale, economico o politico, la vera necessità è quella di riscoprirsi e dare un senso alla nostra esistenza. Quando si inizia a perdere la coscienza di se stessi, quando la nostra stessa identità è offuscata dalle incertezze e dai dubbi, probabilmente bisogna fermarsi un attimo, riprendere fiato e iniziare a domandarsi quale sia il vero senso di tutto ciò che ci circonda, di quello che ci tiene prigionieri e di quello che potrebbe invece renderci liberi. Ho sempre pensato che la ricerca nel campo delle tematiche misteriose non sia soltanto un particolare hobby al quale si dedicano animi sognatori e fantasie sfrenate; indagare le nostre origini, la storia, i suoi enigmi, oppure volgere lo sguardo in alto e pensare che altre forme di vita, non necessariamente simili alla nostra, possano popolare l’universo, è un cammino che si snoda attraverso due ben distinte fasi, che si riveleranno in seguito in perfetta sinergia tra loro.

Non si può indagare il mistero senza prima indagare su noi stessi, senza effettuare quella riscoperta del proprio essere che sarà il primo passo verso un nuovo modo di sentire e percepire il mondo.

Chi indaga il mistero quasi sempre si ritrova a scoprire che, in realtà, ha sempre indagato se stesso, perché proprio l’uomo è il più grande dei misteri. Da questa consapevolezza nasce la speranza di un mondo e di un futuro migliore, costruito da uomini e donne che si sentono intimamente partecipi di quanto gli accade intorno.
Non possiamo costruire il presente se non siamo consapevoli del nostro passato, e non possiamo accedere a questa consapevolezza se ignoriamo totalmente le nostre origini, così come non possiamo costruire il futuro se non abbiamo bene in mente chi siamo e chi vogliamo essere.